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  • Incontro con Zoff
    miracolo del calcio

    24 Agosto 2022

    «È il tempo che misura gli uomini, non gli uomini che misurano il tempo». Niente di più crudele. Niente di più vero. Ricordi, emozioni, sensazioni, sentimenti, pensieri, e la vita che corre inesorabile nel ticchettio delle lancette, in un turbinio di millesimi, centesimi, secondi, e minuti.
    Nel nostro caso sono novanta, per la precisione. Pochi, tanti, dipende. Indimenticabili, eterni, questo è sicuro. Sono qui, fissi nella mente, si muovono davanti ai nostri occhi, e ci raccontano di una storia che ci appartiene, che ci rende orgogliosi, che ci fa sentire italiani.
    5 luglio 1982, ore 17:15, incontro di calcio Italia- Brasile, Stadio Sarrià di Barcellona. Pieno, anzi strapieno. Un catino di cemento armato, ormai fatiscente che costruito nel 1922 mostra, impietoso, i segni dell’età, di un’evidentissima inadeguatezza. 45.000 spettatori accaldati e assiepati come sardine in scatola attendono l’inizio della partita in modo differente, quasi opposto.
    Da una parte i brasiliani allegri, festanti, impazienti, scatenati nella coloratissima “torcida brasilera” che cantano e ballano come se fosse una festa, un saggio di samba, una sfilata al carnevale di Rio. Dall’altra parte ci siamo noi: silenziosi, contratti, preoccupati, fuori posto, come il ragionier Ugo Fantozzi alla cena di gran gala del supermegadirettoregalattico.
    Attenti ad evitare la figuraccia. La goleada sembra lì, proprio lì, dietro l’angolo in quei 110 metri per 70 che delimitano il campo di gioco. I giornali sportivi italiani (Corriere dello Sport in primis) sono già rassegnati ad una sconfitta già scritta e soprattutto già vista come nella finale di Messico 1970, quando il leggendario Pelé, ormai a fine carriera, strapazzò per 4-1 la Nazionale di campionissimi del calibro di Riva, Rivera, Mazzola e Boninsegna. Allora, dopo lo sbarco degli Azzurri a Fiumicino, al C.T. Ferruccio Valcareggi vennero riservati pomodori, sberleffi e pernacchie. Dopo dodici anni esatti l’epilogo per Enzo Bearzot sembra il medesimo.
    Sì è vero dopo un girone sottotono, semi disastroso e passato grazie ad una clamorosa papera del portiere del Camerun, abbiamo battuto, dominando il gioco, l’Argentina dell’astro nascente Diego Armando Maradona, ma qui oggi c’è quello che è considerato il Brasile più forte di tutti i tempi, quello con in campo l’erede proprio di Pelé, Arthur Antunes Coimbra detto Zico, il Galinho, e quel ricciolino biondo e strafottente dal passo regale che addirittura è soprannominato “Il Divino”.
    A vederli lì, al centro del campo, i nostri dritti sugli attenti durante l’inno di Mameli vestiti candidamente della tuta bianca Le Coq sportif sembrano eleganti e perfette vittime sacrificali al dio del calcio che anche questa volta sembra strizzare l’occhio al futebol portoghese, la lingua dell’allegria, del divertimento, dello spettacolo.
    Esagerato ed estremo come solo quello dei brasiliani sa essere, ai limiti del lezioso, dell’irritante, dell’inutile. In mezzo a tutto questo vortice di colori, di grida, di adrenalina, di sudore, di storia, di noi, c’è lui. Il nostro portiere, il nostro capitano, Dino Zoff, maglia grigia d’ordinanza e guanti Uhlsport neri con palmi rossi, in omaggio alla Spagna.
    È fermo lì, in mezzo a centrocampo e scruta, attentamente, il cielo. Sta studiando qualcosa.
    Ha, infatti, notato che il sole è ancora alto, adesso non da problemi agli occhi ma nel secondo tempo, verso le 18, sarà tutta un’altra storia, calerà di brutto e, a quel punto, sì che sarà temibile e fastidioso.
    Si rischiano brutte figure in quelle condizioni, soprattutto per i numeri uno. Un segno d’assenso tra sé e sé, sa cosa fare: se vincerà il sorteggio, il testa o croce con il capitano brasiliano Socrates, prenderà il campo controsole così nella seconda frazione ad essere accecato dai raggi solari sarà il suo collega, Waldir Peres.
    Una dote, un piccolo grande vantaggio da poter giocare al momento giusto, quando la partita sarà ancora aperta, ancora in bilico. Un’astuzia dettata dalla sua tradizione contadina, dalla sua amata terra friulana che lo ha cresciuto con valori semplici e puri tramandati da padre a nipote. Primo tra tutti: il rispetto della natura, dei suoi tempi, dell’ordine delle cose. Friuli, terra di confine, di guerra, divisa tra Italia, Austria e l’ex Jugoslavia. I suoi figli, da oltre cento anni, sono temprati dalla necessità, abituati al sacrificio, al dovere. Così come alla difesa di una caserma, di un valico di montagna, della propria casa, della propria famiglia.
    In questo pomeriggio torrido con la temperatura a 40°, il friulano Zoff è chiamato a difendere qualcosa di molto simile ad una linea di confine che divide due nazioni in lotta. È una semplice linea di porta, lunga sette metri e 32 centimetri, di gesso bianco che più semplicemente divide la vittoria dalla sconfitta, la gloria dall’oblio, il protagonista dalla comparsa. Se il risultato sarà incerto fino all’ultimo quello che potrà fare la differenza sarà la concentrazione, la capacità di previsione, la testa, più che i piedi e le mani.
    Il lancio della monetina va proprio come vuole Zoff, palla al Brasile e campo all’Italia. Dino sorride, e comincia a correre per arrivare, velocemente, tra i pali. L’andatura è fluida, composta e lo sguardo sembra, adesso, più sicuro. La sorte, come spesso accade, può anche sorridere ai più volenterosi e non sempre ai più forti. Una cosa è certa: ce la possiamo giocare. Stadio Sarria, secondo tempo, minuto 89: quello che sta succedendo sul rettangolo di gioco è impensabile, incredibile, imponderabile.
    Imprevisto. Italia-Brasile: 3-2. Nella terra di Manolete e Dominguin, questa volta è il toro a irridere il matador, è il toro che sta rubando scena, applausi, e gli olè dei presenti. Una corrida al contrario. Ma non è ancora finita perché il torero stanco, livido, umiliato sta sferrando un altro disperato assalto.
    L’ultimo. Lato sinistro del campo, sotto la tribuna dove siedono le autorità, poco più di 30 metri dalla porta azzurra, sulla palla Eder, il mancino di Dio, è pronto a scodellare in area il pallone decisivo. Quello che potrebbe regalare il pareggio al Brasile, un pareggio che significherebbe il passaggio del turno in virtù della migliore differenza reti.
    Il gol di Falcao del 2 a 2 è stato, infatti, vanificato dalla straordinaria tripletta di Paolo Rossi, ritornato proprio oggi, nella gara più importante, il Pablito del 1978, quello del Mondiale argentino, quello che fece innamorare il mondo intero.
    L’arbitro Klein fischia, Eder colpisce di interno sinistro la sfera disegnando nell’aria una traiettoria potente, precisa, perfetta. Il pallone Tango, marchiato Adidas, sembra telecomandato e finisce dove vuole lui, sul secondo palo, nell’unico spazio lasciato vuoto dalla nostra difesa, è lì che Oscar, lo statuario centrale difensivo brasiliano di 1,87 cm stacca sopra tutti e lo colpisce pieno indirizzandolo sul secondo palo con una terribile frustata dall’alto verso il basso. Tutto avviene così rapidamente che lo stesso telecronista italiano, il grande Nando Martellini, sbaglia il nome del colpitore di testa.
    Chi non sbaglia, invece, è proprio Dino Zoff, classe 1942, di Mariano del Friuli, in volo plastico verso l’angolo basso a sinistra della porta. Un gesto istintivo, automatico, verso quella fatidica linea bianca che non deve essere violata, che deve essere difesa fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo tuffo. Durante il traversone di Eder aveva fatto un passo laterale seguendo la lunga traiettoria del pallone. Ora le sue mani come artigli cercano e trovano il pallone, lo smorzano prima e lo sbattono poi contro il terreno, proprio a un centimetro dalla linea di porta.
    Cala il silenzio, lo stadio, di colpo, ammutolisce, i brasiliani, con poca convinzione, alzano le braccia al cielo per condizionare arbitro e guardialinee. Chissà, magari, ci cascano. È a quel punto che Zoff con la palla stretta, saldamente, sotto il braccio destro si alza in piedi di scatto e regala alla storia quattro parole che sanno di trionfo: «No, non è entrata» scandito con un netto movimento del dito a pochi metri dal viso dell’arbitro Klein che, senza esito alcuno, fa riprendere il gioco. No, non è entrata. L’Italia è salva, il confine è stato difeso, lo straniero non è passato.
    Ora ci aspetta in semifinale la Polonia di Boniek, poi in finale sicuramente i tedeschi, quelli arrivano sempre. Ma noi abbiamo Paolo Rossi, Marco Tardelli, Bruno Conti, Gaetano Scirea.
    Abbiamo Dino Zoff, le sue mani, che dopo ben quarantaquattro anni alzeranno la nostra terza Coppa del Mondo nel cielo di Madrid alla presenza di re, principi, cancellieri e presidenti della Repubblica.
    È il tempo che misura gli uomini non gli uomini che misurano il tempo. Così può anche capitare che a 40 anni di distanza da quella meravigliosa vittoria in una caldissima, afosissima, umidissima giornata romana si vada a trovare amici in una delle località più rinomate del litorale laziale, Sabaudia. Un ottimo gelato allo zabaione e alla nocciola, quattro chiacchiere sulle prossime elezioni politiche e poi il ritorno all’hotel.
    Ed è qui che avviene l’inaspettato, l’imprevisto non come al Sarrià si intende, ma la sorpresa è tanta e l’emozione fa battere forte al cuore. Davanti a me, di spalle, in tenuta sportiva proprio lui, Dino Zoff. Abbronzato, sorridente, gentilissimo, in splendida forma.
    Gli parlo, accompagnata da Aldo Rossi Merighi, della mostra Un Secolo d’Azzurro sulla storia dei primi 120 anni della nostra Nazionale di calcio, che promuoviamo in tutta Italia da quattro anni, e gli si illuminano gli occhi, ci invita a proseguire questa iniziativa così importante per mantenere e tramandare la tradizione del nostro calcio.
    Al momento di salutarlo, gli chiedo una foto ricordo e lui, con un balzo felino, si alza in piedi:
    «La foto la facciamo da sportivi». Ecco chi è Dino Zoff, l’uomo del Friuli. Poche parole, valori semplici, una linea di porta da difendere. A quaranta come a ottant’anni, perché questo è lo sport, questo è il calcio, questa è la vita.

    Sabrina Trombetti, promotrice della Mostra antologica "Un Secolo d'Azzurro", patrocinata dalla FIGC. Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati per il Terzo settore e lo Sport. Autrice di due proposte di legge sul collezionismo minore e sulla cultura sportiva e del territorio. Giornalista professionista da numerosi anni per carta stampata, tv e radio, ed editorialista sportiva. 

    https://www.sfogliaroma.it/2022/08/24/zoff-miracolo-del-calcio/

  • Un secolo di azzurro
    4 Giugno 2021

    100 anni di calcio della nazionale italiana raccontati con immagini e cimeli. Un viaggio nella passione, nelle sfide, nelle sconfitte e nelle vittorie degli uomini del grande cuore azzurro.
    Un semplice pallone di cuoio che, come un libro di testo, racconta la storia d’Italia dalla sua Unità ai giorni nostri. 
Il calcio che, quindi, diventa uno strumento didattico che entra nelle scuole, nelle università, e nei luoghi di studio per rivendicare e sottolineare un’importanza sociale e culturale che va ben oltre il fenomeno sportivo.
Questi sono stati gli obiettivi che tre anni fa (2018) hanno dato vita e slancio ad Un Secolo d’Azzurro, la più grande e completa mostra itinerante sulla storia della nostra Nazionale di calcio.
    Dal pallone con cui si giocò, a Roma, nel 1895, la prima partita ufficiale con le regole della Football Association, agli scarpini del leggendario Giuseppe Meazza passando per le magliette azzurre dei campioni più amati (Baggio, Totti, Maldini, Buffon, Rivera) ed autentiche perle come la casacca della Rappresentativa Bersaglieri del 1943, delle Nazionali olimpiche del 1948 e 1952, e quella del numero 10 per eccellenza del cinema italiano, il grande Massimo Troisi.
br /> Una meravigliosa rassegna antologica promossa dall’Associazione S. Anna di Aldo Rossi Merighi e Sabrina Trombetti e curata da Mauro Grimaldi (Consigliere delegato Federcalcio servizi) che gode di autorevoli patrocini quali FIGC, Anci, Museo di Coverciano e vanta rapporti di amichevole collaborazione con il museo del Genoa e il museo del Grande Torino e della Leggenda Granata.

    La storia come valore da condividere, il collezionismo sportivo per mostrare l’origine, lo sviluppo, l’evoluzione del gioco più amato del mondo mediante rarissimi cimeli d’epoca custoditi, gelosamente, per tanti anni, e che ancora oggi parlano di cultura, tradizione ed identità. 

    Cultura, tradizione, identità, che vivono e si manifestano proprio in quello che è stato definitivo “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo” ovvero il gioco del calcio. 
    Per comprendere lo stretto e profondo legame storico-culturale che unisce lo sport italiano per eccellenza alla stessa Nazione, c’è un modo molto semplice ed evidente: partire dal suo nome.
    In tutti i paesi del mondo, nonostante lingue diverse, il gioco del pallone è chiamato in maniera identica perché declinato dal termine tradizionale inglese football.
    In Spagna el fútbol , le footbal in Francia , o fotebol in Brasile e Portogallo, der fussball in Germania, het voettball in Olanda.
    In Italia, caso unico, il nome subì una trasformazione radicale: arrivato come football nel 1890, in particolare nel cosiddetto triangolo industriale (Milano, Torino, Genova), il gioco del pallone, nel giro di pochi anni, diventò popolare come calcio. 
    Il motivo è molto semplice.

    Nell’Italia post-unitaria, la questione linguistica era fortissima: bisognava dare una nuova lingua agli Italiani al punto che venne creata a tavolino sul modello del fiorentino volgare aulico dei notissimi scrittori medievali Dante, Petrarca, Boccaccio.

    Per dare un termine italiano al football, fu pertanto automatico e naturale ricercarlo nella storia toscana, prendendolo in prestito dal famoso Calcio Fiorentino che si giocava a piazza della Signoria, a Firenze, nella prima metà del 1400 e, di conseguenza, la sua origine venne riportata, un po’ forzatamente, indietro nel tempo, addirittura al Rinascimento!!
    La mostra Un Secolo d’Azzurro per ovvi motivi di storicità ed oggettività parte da una data specifica, quella ufficialmente riconosciuta, il 1898, perché è l’anno di fondazione della F.I.F. e del primo Campionato di calcio in Italia: e racconta, appunto, l’epopea dei primi 120 anni della nostra Nazionale di calcio che è del tutto differente e per certi versi unica rispetto a quella degli altri Paesi del mondo.
    Le ragioni non solo soltanto storiche e culturali, come abbiamo potuto già vedere, ma sono parte del patrimonio genetico, del Dna della nostra Nazione: il nuovo sport importato dall’ Inghilterra si fuse perfettamente con la fantasia, la creatività e soprattutto con una grande dote propria degli italiani: l’innata propensione al gioco.
    Questa propensione al gioco si perfezionò, si completò, e diventò vincente, a livello mondiale, grazie ad un’altra nostra attitudine naturale maturata in secoli di storia: l’istinto alla difesa. Difesa di uno spazio, di un territorio, di un confine, in quanto siamo una Penisola attaccabile su tutti e quattro i fronti e per forza di cose e necessariamente abbiamo dovuto maturare questa dote, nel corso dei secoli. 
    Storia, cultura, attitudine naturale al gioco e genialità fanno sì che il calcio, segua, parallelamente, e fin dal principio, tutti gli eventi più importanti ed i cambiamenti epocali della nostra storia: dalla sua Unità alla Società 2.0 passando per la Monarchia, il Fascismo, la Repubblica, la rivoluzione del 1968 e gli anni di piombo.
    A dir la verità si giocava a pallone, soprattutto nelle campagne, anche all’inizio del 1800, ma era gioco primitivo molto violento che spesso terminava con la morte di uno o più partecipanti e quindi, fin da subito venne osteggiato e vietato dai principi risorgimentali che lo vedevano come fonte di campanilismi tra comuni vicini, ed in forte contrasto con lo spirito di fratellanza che dovevano avere i patrioti. 
    Non scordiamoci, poi, che sul suolo italiano era vietato il diritto di libera associazione, e chi si riuniva poteva farlo solo segretamente, altrimenti veniva arrestato come cospiratore o come carbonaro e il più delle volte veniva giustiziato. 
    Fu proprio il diritto di libera associazione tutelato e promosso dall’ Inghilterra vittoriana che permise ai primi club sportivi formati soprattutto da giovani universitari di scrivere le regole del Football moderno e proporli a tutte le federazioni internazionali come ufficiali, tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900.
    Anni in cui, accantonata la pagina Risorgimento, in Italia la situazione non cambiò per il nostro calcio che si trovò a combattere contro i poteri forti per eccellenza.
    In primo luogo la Chiesa cattolica perché la partita domenicale rischiava di togliere interesse e pubblico alla messa e soprattutto, fatto inaccettabile, violava il terzo comandamento: ricordati di santificare le feste.
    
In secondo luogo dagli intellettuali marxisti e dagli appena nati sindacati socialisti perché non tolleravano assolutamente la sua natura popolare e intersociale che rischiava di allontanare il mondo operaio dalla agognata lotta di classe.
    Nonostante queste difficoltà, questi impedimenti tra virgolette politici, religiosi ed ideologici il calcio, in venti anni esatti dal 1920 al 1940 raggiunge, supera e surclassa per numeri di spettatori e popolarità tutti gli altri sport cosiddetti nazionali quali la scherma, la boxe ed il ciclismo e non solo passa indenne ma rafforzato dalle due Guerre Mondiali che, paradossalmente, furono determinati e fecero da acceleratore per il suo sviluppo, la sua evoluzione e la sua rapidissima ascesa.
    
Ascesa che inizia, infatti, in modo massiccio, proprio durante la Prima guerra mondiale quando la leva obbligatoria chiamò al fronte migliaia di ragazzi del Sud che impararono il calcio proprio dai commilitoni del Nord con cui dividevano e la trincea e i pochi momenti di svago proprio giocando a pallone.
    Non dobbiamo scordare anche i moltissimi calciatori che partirono volontari, fra i quali ricordiamo Luigi Ferraris a cui è dedicato lo Stadio di Genova.
    La Seconda guerra mondiale sancì, poi, un nuovo status per il calciatore che venne esentato dagli obblighi militari non solo perché il campionato di Serie A non si fermò ma perché patrimonio delle società vennero assunte in fabbriche: la leggenda del Grande Torino, del forte cameratismo che univa i suoi giocatori nasce dal fatto che molti suoi giocatori lavoravano nella stessa fabbrica dell’Alfa Romeo. 
    Per sintetizzare l’importanza del fondamentale contributo che diede l’Italia al cosiddetto calcio dei pionieri possiamo citare le parole del più grande dirigente sportivo, presidente della F.I.F.A., nonché inventore dei mondiali di calcio, Jules Rimet: “se è vero che gli inglesi hanno inventato il calcio e i francesi lo hanno organizzato è altrettanto vero che furono gli italiani i primi a metterlo in pratica e lo hanno insegnato al resto del mondo“.
    Non è un caso che il cosiddetto calcio all’ italiana sia ancora studiato e praticato dopo quasi 100 anni e soprattutto sia così attuale. 
Un patrimonio ineguagliabile di aneddoti, paradigmi, metafore, uomini, fatti, leggende, veri e propri oggetti cult che rivivono all’interno della mostra Un Secolo d’Azzurro.
    Come non emozionarsi davanti al Tango Espana autografato dall’eroe Mundial, Marco Tardelli?
    Come non sorprendersi avendo a pochi centimetri la ricostruzione con indumenti originali della prima maglietta utilizzata dalla nostra Nazionale, nel maggio del 1910, e che era, udite udite, una camicia da smoking!!!
    Come non sorridere guardando gli scarponcini del 1890 realizzati in cuoio duro, legno e chiodini di ferro e che arrivavano a pesare oltre un chilo?
    Come non tornare bambini di fronte ai primi Subbuteo del primo Novecento e ai calciobalilla in latta e legno del 1930?
    L’obiettivo principale di Un Secolo d’Azzurro è proprio questo: attualizzare il passato, e renderlo il più possibile, fruibile ed interessante alle nuove generazioni, in modo che queste a loro volta possano trasmetterlo, tramandarlo con la stessa passione. 
    Un viaggio iniziato nel 2018 e che ha portato la mostra in 12 città italiane con grandissimo successo di pubblico e di critica, fermato solo parzialmente a causa del coronavirus e che rinizierà dal mese di giugno con tre grandi tour in Emilia Romagna, Marche ed Abruzzo fino al mese di ottobre.
    Per il 2022, in occasione dei Mondiali in Qatar, verrà inaugurata una esclusiva esposizione che ripercorrerà tutta la storia della mitica Coppa del Mondo dal 1930 ad oggi, con cimeli, memorabilia ed attrezzi da lavoro sempre più prestigiosi e ricercati e campionissimi del passato che parteciperanno come testimonial delle due nuove iniziative che arricchiranno la mostra: Street Museum e Food&Football.
    E la storia continua…

    Sabrina Trombetti, promotrice della Mostra antologica "Un Secolo d'Azzurro", patrocinata dalla FIGC. Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati per il Terzo settore e lo Sport. Autrice di due proposte di legge sul collezionismo minore e sulla cultura sportiva e del territorio. Giornalista professionista da numerosi anni per carta stampata, tv e radio, ed editorialista sportiva. 

    https://www.sportmemory.it/storie/un-secolo-di-azzurro/

  • PIU' CHE LA POLITICA POTE' IL CALCIO
    22 Aprile 2021

    Ebbene sì, prendiamo in prestito gli immortali versi del XXIII Canto dell’Inferno che il sommo Dante fece pronunciare al Conte Ugolino per sintetizzare, con estrema ratio, un fatto talmente evidente che dovrebbe essere inserito, di diritto, nella nostra Costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata sul calcio. Amato, odiato, venerato, disprezzato, il vecchio pallone di cuoio duro, oggi realizzato in poliuretano espanso e in materiali impermeabili al 100%, nonostante tutto, continua a rotolare e a scrivere le pagine più importanti del nostro Paese.
    Nel bene e nel male. Questa volta la notizia è quella di una svolta, di una incoraggiante ripresa, di un “rischio ragionato”, per dirla alla Mario Draghi: le quattro partite dei prossimi campionati Europei che si giocheranno nei mesi di giugno e luglio allo Stadio Olimpico di Roma, avranno, per la prima volta dopo lo scoppio della pandemia (marzo 2020), la presenza di spettatori sugli spalti. Si tratta di una cifra minima, circa il 25% della capienza totale, 18/20.000 presenze ad occhio e croce, ma è già qualcosa. 
    “Il calcio fa ripartire l’Italia”, così le prime pagine di alcuni dei maggiori quotidiani sportivi hanno annunciato la lieta novella. “Grande vittoria del presidente Gravina” hanno aggiunto gli altri rendendo il giusto onore al merito, all’impegno, alla determinazione e soprattutto al coraggio del numero uno della F.I.G.C. 
    D’altronde, la decisione presa dal governo e dal Comitato tecnico scientifico era di fatto nell’aria, forse persino obbligata: molti italiani stanchi, provati, demoralizzati e delusi dalle cervellotiche decisioni del “Conte I e Conte bis”, non avevano ancora avvertito quel tanto atteso e sospirato cambio di passo che si aspettavano da Draghi. Utilizzando una metafora calcistica, è come se il cambio di allenatore non fosse stato, ancora, avvertito dalla squadra (il nostro Paese) ed il nuovo mister decide, quindi, di giocarsi il tutto per tutto nella partita più importante, quella di maggiore visibilità, nel big match. 
    L’ex presidente della Bce ha, infatti, scelto il palcoscenico più prestigioso a livello internazionale e lo sport più popolare per dimostrare a tutti, in particolare ai detrattori, di che pasta, di che stoffa è fatto e che, come si diceva un tempo, la classe non è acqua.
    Certo, dobbiamo ricordare come molto spesso le decisioni politiche più rischiose siano legate a doppio filo tanto al consenso popolare quanto all’interesse economico e che rinunciare alle quattro partite dell’Olimpico avrebbe significato “buttare in tribuna” anni di duro lavoro, milioni e milioni di euro per la promozione dell’evento, ed ingentissimi sponsor U.E.F.A. che, bontà loro, richiedono, a tutti i costi, i loro iconici marchi all’interno di uno stadio che nel mondo evoca storia, cultura e bellezza.  
    In fin dei conti il rischio che correva l’Italia era molto semplice, quasi scontato. 
    Se ben vi ricordate l’ormai celeberrimo siparietto, divenuto virale sui social, della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a cui il premier turco Erdogan nega la poltrona istituzionale relegandola in uno sfarzoso quanto isolato divano, non ci andrete troppo lontani.  
    Considerando che la gara inaugurale della nostra Nazionale sarà proprio contro la Turchia, il gioco era quasi automatico: portiamo la gara a Istanbul così oltre alla sedia per von der Leyen, togliamo al C.T. Roberto Mancini, anche, il campo amico costringendolo ad una infuocatissima trasferta allo stadio Ataturk.
    Figuriamoci se la nostra Federazione, con alle spalle 120 anni di storia, quattro mondiali vinti da protagonista, e una squadra giovanissima che non perde da ben 24 partite ufficiali, poteva farsi gabbare come una comparsa qualsiasi di “Ali Babà e i quaranta ladroni”.
    La stessa U.E.F.A. nella persona del suo presidente Alexander Ceferin che, lo scorso giugno, tentò a tutti i costi, di far giocare Euro 2020, in piena prima ondata di coronavirus, è stato molto paziente, ha atteso tutto il tempo necessario per avere dalla nostra Federcalcio l’agognata risposta positiva. 
    La nostra Nazione è infatti il Paese che, insieme all’Inghilterra, la Spagna e la Germania, ospiterà più partite in quello che sarà il primo Campionato europeo itinerante nella storia di questa competizione. 
    Una rivoluzione fortemente voluta dall’allora presidente del calcio europeo, Michel Platini, prima di venire incastrato nell’ “affaire Blatter” che ha sancito la fine della sua breve e fulminante carriera politica. 
    Da 32 anni l’Italia non organizzava un torneo così importante e di così ampio respiro. Senza l’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus sarebbe stata una grandissima festa con un Olimpico strapieno in ogni ordine di posto, colorato da ottantamila tricolori, che all’unisono avrebbero cantato il nostro inno nazionale. 
    La nostra mente sarebbe tornata indietro alle memorabili notti magiche di Italia ‘90 cantate da Edoardo Bennato e Gianna Nannini quelle, per intenderci, degli occhi sgranati di Totò Schillaci, delle serpentine imprevedibili di Roberto Baggio e, ahinoi, anche della fatale uscita a vuoto di Walter Zenga contro l’Argentina di Diego Armando Maradona. Questa volta in uno stadio semideserto, in cui i pochi e fortunatissimi spettatori saranno obbligati a mostrare all’ingresso il pass vaccinale o la prova del tampone, a difendere i nostri colori contro la Turchia (12 giugno), la Svizzera (16 giugno), il Galles (20 giugno) ci sarà la nazionale del “nuovo Rinascimento” di Donnarumma, Barella, Pellegrini e Immobile che, finora, ha convinto sul piano del gioco e della mentalità. 
    A questi ragazzi chiediamo un doppio impegno: regalare un sorriso sulla bocca degli italiani e mettercela tutta per riportare in bacheca una coppa che manca dal 1968.
    Per il momento ad esultare sono gli alberghi nei pressi dello stadio Olimpico presi d’assalto, finalmente, dalle prenotazioni anticipate dei tifosi stranieri. 
    “E quindi uscimmo a rivedere le stelle”… 
    L’Inferno è finito passiamo al Purgatorio… 
    Il calcio non è morto… viva il calcio. 

     Sabrina Trombetti 

    https://www.sfogliaroma.it/2021/04/22/olimpico-ospitera-il-campionato/

  • E SUL COLLE FIGC SALIRA’ IL GRAVINA BIS
    02 Febbraio 2021

    Tutto è pronto per il calcio d’inizio: il 22 febbraio, all’ hotel Hilton di ROMA, verra’ eletto il nuovo presidente F.I.G.C.
    Tra conferme e smentite, tra giochi di palazzo e alleanze dell’ultima ora il conto alla rovescia si infiamma, all’improvviso, con la corsa di due illustri pretendenti all’ ambitissimo trono di via Allegri: Gabriele Gravina e Cosimo Sibilia.
    Uno scontro tra “poteri forti” che vede da un lato il presidente uscente Gravina accompagnato dalla fiducia di Assocalciatori, Lega B, Lega Pro, buona parte della Serie A e dall’altro lo zoccolo duro della Lega Nazionale Dilettanti che forte del suo ipotetico 34% rappresenterebbe una solidissima base di partenza per Sibilia.
    Se dovessimo azzardare un pronostico sul vincitore, ad oggi, la riconferma di Gabriele Gravina sembrerebbe blindata in cassaforte.
    Diplomatico, grande tessitore, una vita nel mondo del calcio, imprenditore, forte di una vastissima maggioranza di consensi e una più che consolidata esperienza potrebbe brillantemente guidare il calcio per i prossimi quattro anni.
    Sarà un percorso non facile ne’ scontato. Sicuramente impervio ed in salita. Bisognerà, infatti, fare i conti con una crisi economica che lambisce, impietosamente e senza precedenti, anche la terza industria del Paese. Stadi chiusi, mancati incassi, sponsor in fuga, stipendi non pagati, società di Lega Pro sull’ orlo del fallimento, squadre dilettanti, da mesi, ferme al palo.
    Mai come adesso serve coraggio, quello delle riforme ormai sempre più necessarie ed inderogabili: perché allora per iniziare non tagliare gli stipendi davvero spropositati ed eccessivi dei calciatori?
    Che fine hanno fatto il fair play finanziario ed il salary cup?
    Perché non ridimensionare, poi, il potere eccessivo e sempre più invasivo dei procuratori?
    Intanto, nell’ultimo consiglio federale sono stati erogati alle Leghe minori (Lega B, Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti) oltre 6 milioni di euro complessivi.
    Un’ ottima base di partenza che qualcuno ha letto come un’ abile mossa elettorale per mettere definitivamente il nome di Gravina al sicuro.
    Forse, ma questo sta anche a dimostrare l’ ottimo lavoro svolto finora dalla governance federale e ciò non è assolutamente secondario.
    L’attesa è grande quanto le aspettative.
    La politica manageriale deve fare un salto di qualità e dare segnali tangibili di una inversione di rotta. Il calcio è business ma anche passione, i tifosi vanno rispettati.
    Idee chiare, scelte mirate, uomini giusti al posto giusto, punti chiari da cui ripartire.
    Un nuovo vestito da gran gala’, intanto è già pronto.
    La nuova Federcalcio punterà, infatti, molto sull’immagine e si gioca la carta del Salaria Sport Village, la sua nuova sede operativa a ROMA, la Casa delle Nazionali o Coverciano 2 come è già stata definita. Tutti gli uffici trasferiti sulle sponde del Tevere ed ecco un super centro di potere che entrerà di diritto nelle gerarchie del governo azzurro anche considerati gli imponenti investimenti che verranno erogati. Una novità che dara’ il senso della svolta. Voltare pagina per dare fiducia e guardare con ottimismo alle prossime sfide che attendono la nostra Nazionale: dagli Europei di giugno ai prossimi Mondiali in Quatar nel 2022. Come direbbe Mameli: ” L’Italia s’è desta…”

    Sabrina Trombetti

    https://www.theenvoy.eu/e-sul-colle-figc-salira-il-gravina-bis/
  • “Un secolo d’azzurro” al Premio Piero Santin di Cava de’ Tirreni

    cava-notizie
  • ROSSI MERIGHI: CHIUSO L’ ACCORDO CON IL MUSEO DEL GENOA, ORA A LAVORO PER EURO 2021
    18 Giugno 2020

    La storia del club più antico d’ Italia che, di fatto, diede il via al Football dei pionieri, la leggenda della squadra più forte di tutti i tempi che uni’ tutti gli italiani , l’ origine della nazionale italiana dal 1898 ad oggi:  autentiche pagine di storia sportiva e cimeli straordinari, saranno esposti, per la prima volta ed in esclusiva , all’interno della mostra “Un Secolo d’Azzurro”. Un passo necessario e fondamentale per unire le competenze, le energie e promuovere la cultura calcistica di cui siamo maestri soprattutto con le istituzioni. Ne parliamo con Aldo Rossi Merighi, promotore di Un Secolo d’Azzurro.

    Dopo l’accordo con il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata avete appena chiuso una importante sinergia con il Museo del Genoa, la storia del calcio si completa…
    Può sembrare strano ma quando si parla della storia del calcio italiano il primo pensiero che viene in mente non ha il profumo del campo verde e dell’erba appena tagliata ma ha il sapore del mare e il rumore sordo dei pescherecci che, lentamente, entrano in porto… Nella meravigliosa canzone “Genova per noi” l’immenso Paolo Conte sintetizza in poche e semplici parole un concetto sacrosanto ” Eppur parenti siamo un po’ di quella gente che c’è lì “…niente di più vero, i genoani, dal 1893, sono i padri della grande famiglia del calcio. Non dobbiamo scordare, poi, che la prima Rappresentativa Italiana, nel 1899, scese in campo contro una selezione svizzera indossando la casacca del Genoa.

    Cosa vi ha spinto a stringere rapporti con queste prestigiosissime realtà? 
    Innanzitutto la serietà, la professionalità, ed il profondo rispetto che nutriamo per questi magnifici volontari che da tanti anni, ed immagino con immani sforzi, portano avanti, con grande amore e migliorando ogni giorno di più, la memoria storica ed il ricordo dei loro leggendari club. Un privilegio certamente ma anche tante responsabilità, tante invidie, tanti sacrifici. Per questo abbiamo deciso di unire le forze, il resto sarà una piacevolissima sorpresa per tutti gli amanti del calcio. La condivisione nel mondo del collezionismo è, davvero, merce molto rara così quando la si trova non può che essere sincera e pura.

    Quando rinizieranno le mostre di Un Secolo d’Azzurro? Avete già fissato qualche tappa? 
    Non dipende, purtroppo, soltanto da noi. L’ auspicio è che si riparta da settembre non dovendoci, poi, preoccupare del cosiddetto contagio di ritorno durante il mese invernale. Avremo due anni molto intensi ed interessanti se consideriamo da giugno 2021 a dicembre 2022 ci aspetteranno i campionati europei(rimandati a causa del Covid) con ben quattro partite da disputare a ROMA, il Mundialito per nazionali, ed infine il campionato del mondo in Quatar. Vorremmo essere protagonisti almeno in due di questi eventi, e a tal fine stiamo, da tempo, lavorando con prestigiose istituzioni politiche e sportive per dare il nostro contributo. A brevissimo annunceremo un grande evento per i 120 anni del Palermo calcio in un bene requisito dalla mafia ed ora tornato a disposizione della comunità siciliana.

    Se potesse “rubare” due cimeli al Museo del Grande Torino e al Genoa Museum, quali sceglierebbe?
    Più che rubare preferirei dire prendere in prestito ed in quel caso non avrei nessun dubbio: al Museo del Grande Torino chiederei la maglietta granata del leggendario Valentino Mazzola, in alternativa opterei per la Balilla d’epoca, con il singolare angelo Rolls Royce posto sul cofano, appartenuta al grande Gigi Meroni. Per quanto riguarda, invece, il cimelio che chiederei al Genoa Museum sarei molto combattuto: da una parte il cuore e dall’altra la ragione. Nel primo caso la maglietta rosso blu del mio idolo di sempre, Roberto Pruzzo, nel secondo la mitica Challenge Cup o Coppa d’ Onore vinta dal Genoa, nel 1898, nel corso del primo campionato ufficiale sotto l’egida della F.I.F. Sogni a parte, il mio consiglio a tutti gli amanti del calcio è di andare a visitare questi luoghi magici e soprattutto sostenerli e promuoverli sui social e con gli amici. Non dobbiamo scordarlo mai: la vera anima del football riposa lì.

  • TROMBETTI: IL COLLEZIONISMO IN ROSA, ECCO LA MIA NUOVA SFIDA DEDICATA ALLE DONNE
    03 Giugno 2020

    Idee molto chiare. Obbiettivi raggiunti ed altri da ottenere: chi lo detto che le donne non amano il collezionismo? Ad oggi le statistiche ignorano che ci sia un universo femminile che conserva, colleziona ed e’ appassionato di “vintage”. Una sfida più che una scommessa “da vincere con quel tocco in più di classe e femminilità”. Incontriamo Sabrina Trombetti, nella meravigliosa Galleria Alberto Sordi, a pochi passi dal Parlamento.

    Dottoressa Trombetti, come ha trascorso la chiusura forzata a causa del coronavirus? La vostra mostra Un Secolo d’Azzurro ha dovuto rimandare tutte le tappe previste?
    Eravamo pronti per partire. Avevamo in agenda sette tappe, già confermate e finanziate, dal mese di marzo fino a metà giugno. Tutte estremamente prestigiose ed in collaborazione con il mondo accademico ed istituzioni di primissimo livello. Riprenderemo nel mese di settembre con una nuovissima esposizione e con cimeli sempre più preziosi e ricercati. In qualità di Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati ho, poi, preparato due proposte di legge e tutela del Terza Età. In sintesi, non mi sono mai fermata e lo dimostrano le esclusive collaborazioni che annunceremo a breve.

    Possiamo sapere in quale ambito avete attivato queste sinergie o al momento è ancora troppo prematuro?
    Da febbraio, dopo aver presentato alla sala stampa della  Camera dei Deputati con il Questore Edmondo Cirielli, la prima legge a tutela del collezionismo, mi sono adoperata per stringere rapporti di collaborazione, sempre più stretti, con i musei del calcio più importanti d’Italia. Posso dire che l’obbiettivo è stato, brillantemente, raggiunto: proprio ieri abbiamo annunciato la sinergia tra Un Secolo d’Azzurro e il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata e a brevissimo ci sarà un’altra meravigliosa novità.

    Abbiamo letto sui suoi profili social di un nuovo progetto che coinvolgerà in particolare il mondo femminile… 
    Viviamo nella società della comunicazione più sfrenata e senza regole. Dobbiamo convivere con rigide regole imposte dal marketing il cui fine, in moltissimi casi, è come vendere al meglio la cosiddetta “aria fritta”. Ciò non è più tollerabile. L’emergenza coronavirus ci ha imposto un brusco passo indietro in cui abbiamo riscoperto il piacere delle piccole cose, delle nostre tradizioni più vere e soprattutto della semplicità come valore assoluto. Per questo motivo ho pensato di ripartire con un’iniziativa culturale: dopo l’estate presenterò la mia associazione di donne collezioniste (la sto costituendo in questi giorni) che si sono contraddistinte in vari ambiti tra i quali la moda, l’arte ed anche lo sport per dimostrare che il collezionismo si può tingere di rosa e di passione femminile. Una sfida ambiziosa da vincere con stile ed eleganza e con quel tocco di classe femminile.

  • TROMBETTI: LA GLOBALIZZAZIONE HA FALLITO ORA PREVEDO DRAGHI, MELONI, GIORGETTI PER UN NUOVO ANNO ZERO DELLA POLITICA
    26 Marzo 2020

    Il Coronavirus è una guerra che si vince con generali esperti e coraggiosi. Una volta passata l’emergenza sarà necessario ricostruire coinvolgendo tutti, in particolare gli anziani, perché se è vero che la globalizzazione è la grande sconfitta, la nuova sfida sarà ritrovare il senso della comunità e della solidarietà. Ne parliamo con Sabrina Trombetti, Rappresentante di Interessi presso la Camera dei Deputati, già a lavoro con una nuovissima proposta che coinvolgerà il Terzo Settore.
    Pandemia globale, crisi economica mondiale, crollo delle Borse e chiusura delle frontiere: il Coronavirus, in meno di un mese, ha messo in ginocchio non solo gli Stati ma un sistema che sembrava invincibile: la globalizzazione… 
    La globalizzazione è stata, sicuramente, l’arma più subdola, invisibile e mortale con quale il Coronavirus ha potuto infettare, in brevissimo tempo, il mondo intero. Alla fine di questa terribile emergenza toccherà ripartire da un nuovo Anno Zero. Quello che mi preoccupa di più non è tanto la situazione sanitaria, che mi auguro venga risolta con la sperimentazione di un vaccino, ne’ quella economica alla quale sono chiamati a porre rimedio tecnici ben più esperti e preparati. Manager ad esempio. Il vero terreno sul quale si dovranno ricostruire le basi della nuova società sarà quello psicologico. E, ad oggi, questo terreno è molto fragile.
    La paura della malattia, del super contagio, dell’ isolamento ci ha fatto rivivere una caccia alle streghe che non si vedeva dal Medioevo. Siamo tornati indietro di oltre 500 anni. Ne usciremo più forti o più deboli? Cosa potrebbe accadere  se un nuovo virus dovesse arrivare anche nel 2021? Una cosa è certa, la globalizzazione è fallita e anche il sistema democratico sta scricchiolando. Dovremmo vigilare affinché ciò che ne conseguirà non nasca con giuste premesse ma errate conclusioni: mi riferisco alla limitazione delle libertà personali a fronte di emergenze sanitarie.
    Di fronte all’ emergenza, per troppe volte, l’operato del Governo è sembrato titubante, incerto tra due fuochi, timoroso di assumere decisioni drastiche ma impopolari…
    Lo dico a malincuore: mi chiedo come può un governo “di ripiego”, di “seconda scelta”,  e tenuto in piedi con l’unico scopo di allontanare le elezioni e un probabile trionfo dellla Lega, fronteggiare e sconfiggere un nemico ben più temibile e letale del leader leghista? La mia sensazione è che il Conte bis navighi a vista, in attesa degli eventi e senza una rotta precisa. La terra promessa sembra lontana anche perché i venti che spirano dall’Europa non sembrano benevoli e anzi promettono tempesta.
    Leggo di Mario Draghi come premier, e mi piacerebbe allora vedergli affiancati Giancarlo Giorgetti come ministro dell’Economia, e Giorgia Meloni con un’importante ruolo istituzionale, ad esempio presidente della Camera dei Deputati. Mai come adesso abbiamo bisogno di competenza, preparazione e soprattutto credibilità in ambito internazionale.
    Da anni si occupa del Terzo Settore: il Coronavirus sta colpendo, in particolare, la terza età che è una categoria che necessiterebbe di molte più attenzioni da parte delle istituzioni…
    Dobbiamo renderci conto che, nel corso di dieci anni, il nostro modo di vivere è, radicalmente, cambiato e non solo.
    La societa 2.0 ha imposto nuove regole, password, codici di linguaggio, ed un modernissimo modo di comunicare: i social. Nell’era della tecnologia che condiziona il maniera totale i nostri comportamenti tutti coloro che, purtroppo, non sono al passo e rimangono indietro sono, automaticamente, fuori e quindi esclusi. Lo Stato dovrebbe garantire dei corsi gratuiti alla terza età nei quali si insegnano le numerose attività che possono essere svolte con il cellulare e il computer: strumenti indispensabili per rendere migliore la loro vita o quantomeno renderla più semplice. Il loro utilizzo deve essere di tutti e per tutti.
    Dopo la proposta di legge sul mondo del collezionismo quali saranno le prossime iniziative dell’ Associazione S. Anna per la quale segue le Relazioni Istituzionali? 
    In questi giorni  assieme al Presidente Aldo Rossi Merighi, stiamo definendo una nuova proposta di legge a cui lavoriamo da circa un anno: la sottoporemo appena possibile al Parlamento perché crediamo sia necessaria e di strettissima attualità. Si basa sull’ istituzione di una nuova figura professionale che avrà il compito di entrare, metaforicamente, nelle case degli italiani per offrire un supporto concreto e reale alle categorie più deboli. Coinvolgerà il mondo delle associazioni e sarà dedicato al 100% agli anziani, la nostra memoria storica.

  • TROMBETTI: NEL 2021 UNA GRANDE EXPO PER I COLLEZIONISTI DI CALCIO
    01 Marzo 2020

    Dal 2017 cura il Museo del Calcio a ROMA (Football Museum The Fans) e dal 2018 promuove la mostra antologica Un Secolo d’Azzurro, l’esposizione più grande d’Italia sulla storia della nazionale italiana di calcio. Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati ha appena proposto una legge a tutela del collezionismo. Incontriamo Sabrina Trombetti, in uno dei luoghi simbolo della Capitale, la Galleria Alberto Sordi.

    Dottoressa Trombetti, avete appena presentato la prima proposta di legge a tutela del collezionismo, un traguardo raggiunto o l’inizio di un percorso?
    Una promessa mantenuta ed una sfida vinta con volontà e passione.
    Abbiamo lavorato un anno a questa proposta di legge che prevede la nascita di una  Fondazione e l’apertura di un Museo permanente nella città di ROMA perché crediamo sia doveroso dare voce agli oltre 100.000 collezionisti presenti in Italia.
    Il fatto di aver coinvolto il Parlamento, grazie al preziosissimo supporto del Questore della Camera dei Deputati, l’Onorevole Edmondo Cirielli, dimostra che le nostre intenzioni sono molto serie e che le istituzioni dovranno, necessariamente, ascoltarle.
    Una Fondazione ed un Museo permanente nella città di ROMA con quali obiettivi principali?
    Il punto focale è la creazione di una rete nazionale per difendere, promuovere ed esportare all’estero la più diffusa e antica forma di cultura: il collezionismo.
    Per questo motivo è necessario un organismo di riferimento che funga da luogo di incontro, da centro culturale e da spazio espositivo a disposizione di tutti i collezionisti.
    Raccontare la storia d’Italia e della società attraverso gli oggetti più iconici e conosciuti nel mondo è il nostro obiettivo principale.
    In attesa dei prossimi sviluppi da parte del Parlamento, quali sono i nuovi  appuntamenti in agenda? 
    A breve  abbiamo programmato  due grandissimi eventi che coinvolgeranno associazioni di collezionisti, membri delle istituzioni, del mondo accademico e dell’ impresa.
    Stiamo poi lavorando per organizzare, nel 2021, la più grande Expo di collezionismo calcistico, perché sono davvero tantissimi gli amici che ce lo chiedono…
    A brevissimo ripartira’ la  mostra ‘Un Secolo d’Azzurro’ , promossa da lei con l’Associazione  S.Anna, che   racconta la storia della nostra Nazionale di calcio. Ci può svelare qualcosa sulle tappe future? 
    È un grandissimo onore portare  in giro per l’Italia la meravigliosa epopea degli Azzurri.
    Stiamo scaldando i motori per una nuovissima ed esclusiva mostra a ROMA, dove parteciperanno studenti di moltissime scuole della Capitale.
    Ad aprile saremo a Camerino, all’interno della sua antichissima e prestigiosa Università.
    Dimostreremo, anche in campo accademico, se ce ne fosse ancora bisogno, che il collezionismo è cultura.

  • TROMBETTI: DA MATTARELLA AGLI AZZURRI CON L’ ARTE DEL SORRISO
    27 Gennaio 2020

    Instancabile portavoce di Maurizio Lupi in Parlamento.
    Dal 2018 lobbista e Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati per il terzo settore.
    Oggi promotrice della mostra “Un Secolo d’Azzurro”, l’esposizione più grande d’Italia sulla storia della Nazionale italiana di calcio. Incontriamo Sabrina Trombetti in un esclusivo locale a piazza Montecitorio.
    Politica prima e calcio poi: due grandi passioni o professioni  privilegiate?
    La politica ed il calcio sono i veicoli più naturali ed efficaci per socializzare ed entrare in contatto con gli altri.
    Sicuramente è un grandissimo privilegio aver fatto di queste mie grandissime passioni una professione…
    Mi ha permesso di incontrare personaggi di spessore e carisma, un esempio, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,  per cui ho lavorato al giornale, “Il Popolo”.
    Per anni alla Camera dei deputati, che cosa pensa della politica attuale? Chi reputa abbia una marcia in più nel panorama attuale?
    Viviamo nella società 2.0 e anche la politica, suo malgrado e con grande fatica, ha dovuto adeguarsi.
    L’ avvento dei social ha profondamente mutato strategie, tattiche e campi d’azione.
    I parametri di riferimento non sono più le idee e le proposte ma i like sui post o i followers che ti seguono.
    Se dobbiamo giudicare l’abilità di un politico dalla sua capacità e abilità di parlare alla pancia della gente per acquisire consenso, senza dubbio, Matteo Salvini è il fuoriclasse assoluto.
    Lo dimostra l’enorme seguito che riscontra non solo sul web ma anche nelle piazze.
    Mi ha stupito, piacevolmente, anche l’ascesa di Giorgia Meloni, una donna combattiva e coerente.
    Le recenti elezioni in Emilia Romagna e Calabria:quali le considerazioni più evidenti?
    Il dato più positivo è, sicuramente, la crescita (quasi raddoppiata) dell’affluenza.
    Da un punto di vista politico   è netto, quasi inesorabile, il calo del Movimento 5 Stelle, sia in Calabria sia in Emilia Romagna, che riporta sulla scena il bipolarismo.
    La Lega, sempre protagonista, non espugna la roccaforte rossa difesa da Bonaccini e il Pd, anche grazie al voto disgiunto dei grillini.
    Ottimo il risultato di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, che conquista il governo della Regione Calabria.
    Dal 2018 promuove la mostra “Un Secolo d’Azzurro”sulla storia della Nazionale italiana: come giudica il calcio femminile?
    Il calcio femminile non è più una sorpresa ma una magnifica realtà che coinvolge, aggrega e soprattutto entusiasma.
    Lo dimostrano i numeri degli scorsi mondiali in cui le nostre azzurre hanno dato prova di carattere e classe.
    Ricordo le parole dell’ex presidente Uefa, Michel Platini, che quattro anni fa pronostico’ che il futuro del calcio sarebbero state, proprio, le donne.
    Il prossimo passo sarà l’estensione del professionismo anche al “pink football” in modo da coinvolgere sempre più ragazze nelle scuole calcio.
    Quali sono i progetti a cui sta lavorando per il 202O? 
    Due iniziative legate allo sport e alla cultura, di cui una assolutamente top secret che coinvolgerà una Regione che ha il sapore delle arance e dei limoni…
    Si rivolgerà, in particolare, al mondo del calcio e sarà un laboratorio di formazione per moltissimi giovani che credono ancora nella cultura e nella bellezza del Paese più amato del mondo: la nostra Italia.

ACTIVITIES

Un momento della mostra da me promossa con la Associazione S.Anna  sui cento anni della Nazionale Italiana di calcio, itinerante in tutta Italia da numerosi mesi e patrocinata dalla FIGC, dal Museo di Coverciano e dall'Anci
Presidente della FIGC Gabriele Gravina
Un momento della mostra da me promossa con la Associazione S.Anna sui cento anni della Nazionale Italiana di calcio, itinerante in tutta Italia da numerosi mesi e patrocinata dalla FIGC, dal Museo di Coverciano e dall'Anci
Un momento della mostra da me promossa con la Associazione S.Anna  sui cento anni della Nazionale Italiana di calcio, itinerante in tutta Italia da numerosi mesi e patrocinata dalla FIGC, dal Museo di Coverciano e dall'Anci
Mister Claudio Ranieri
Un momento della mostra da me promossa con la Associazione S.Anna sui cento anni della Nazionale Italiana di calcio, itinerante in tutta Italia da numerosi mesi e patrocinata dalla FIGC, dal Museo di Coverciano e dall'Anci
Gestisco anche l'organizzazione e la comunicazione della mostra 'Un Secolo d'Azzurro', sulla Nazionale di calcio
Un secolo d'Azzurro
Gestisco anche l'organizzazione e la comunicazione della mostra 'Un Secolo d'Azzurro', sulla Nazionale di calcio
Dal 2018 sono Rappresentante di Interessi presso la Camera dei Deputati per il Terzo Settore e lo Sport
Camera dei Deputati
Dal 2018 sono Rappresentante di Interessi presso la Camera dei Deputati per il Terzo Settore e lo Sport
Il Direttore Responsabile del Magazine on line Theenvoy.eu, al lavoro
Theenvoy Magazine
Il Direttore Responsabile del Magazine on line Theenvoy.eu, al lavoro




Ho ideato una proposta di legge sul collezionismo minore con l'Associazione S.Anna che è stata presentata alla Camera dei deputati, promossa dal deputato Edmondo Cirielli, Questore a Montecitorio. La suddetta PDL prevede l'istituzione di una Fondazione e di una sede nella città di ROMA per sviluppare e rafforzare un fenomeno sociale che conta oltre 100.000 appassionati in tutta Italia




Dal 2018 al 2020 Responsabile organizzativa della mostra antologica Un Secolo d'Azzurro , l'esposizione più grande d'Italia sulla storia della nostra Nazionale di calcio, promossa da Aldo Rossi Merighi, Presidente Associazione S.Anna. La rassegna, itinerante in tutta l'Italia, è patrocinata da FIGC, Museo di Coverciano, Anci, Lega Pro, Lega Nazionale Dilettanti, Aia, Aiac e Confassociazioni




Dal 2018 al 2020 Responsabile Comunicazione ed Eventi del Football Museum The Fans di ROMA . Il primo museo storico che, con oltre 500 cimeli originali, dal 1870 ad oggi, racconta la storia dello sport più bello ed amato del mondo




Dal 2015 al 2019 Responsabile della Comunicazione della Malta Football Association di ROMA. Il primo ufficio operativo all'Estero della Federazione calcio maltese con compiti in particolare culturali e sportivi




Dal 2014 ad oggi Responsabile della Comunicazione della missione internazionale Stop War Play Football, promossa dall'Associazione S.Anna in collaborazione con la Repubblica di Malta ed il Sovrano Militare Ordine di Malta. L'iniziativa prevede l'invio di materiale sportivo, in particolare palloni e completi da calcio, in quei teatri di guerra dove è ancora presente la piaga dei bambini soldato. DaL 2014 al 2019 sono state effettuate 6 missioni internazionali: Mogadisho, Gibuti, Afghanistan, Kosovo, Libano e Siria




Dal 2010 al 2017: Responsabile organizzativa del torneo internazionale di calcio giovanile Semilleros Italia, organizzato dalla Associazione S.Anna e dalla Università San Martin De Porres (Lima), e che nel corso degli anni ha visto la partecipazione di importantissime società: A.S. Roma, S.S. Lazio, A.C. Perugia Calcio, Ternana Calcio, Frosinone Calcio, Pescara Calcio, Lodigiani Calcio, Savio Calcio e Tor di Quinto Calcio

BIO
“sabrina-trombetti-benvenuto“

Eccomi!
Sono nata a Roma un bel giorno di luglio e poco prima che a Parigi, Sergei Bubka superasse la barriera dei 6 metri nel salto con l'asta, io ho superato l'esame di Maturità classica!
La Facolta’ di Lettere moderne alla Sapienza mi accoglieva a braccia aperte e io ricambiavo quell'abbraccio con una passione che ancora conservo dentro me.
Poi arrivò il momento di abbandonare gli studi e cominciare a conquistare il mio posto nel mondo, cercando sempre di realizzare il mio sogno.
Finchè un giorno, mentre una giovane Jodie Foster vinceva la sua battaglia contro il male, grazie all'aiuto del terribile Hannibal Lecter, io dopo un lungo praticantato vincevo la mia prima battaglia col mondo del lavoro.
Assunta presso il quotidiano 'Il Popolo'!
Ho scritto di cultura ed economia fino a diventare caposervizio della pagina economica (mantenendo la specializzazione in cronaca sindacale), quindi sono passata al quotidiano ‘La Discussione’, sempre come capo del servizio economico (che volete farci, mi piaceva l'economia), poi ho collaborato con diverse riviste e quotidiani specializzati nei settori politico, economico e culturale, da ultimi con il quotidiano l’Avanti, dove ha seguito la cronaca parlamentare con rubriche specifiche e interviste ad esponenti politici, e con il quotidiano on line ‘Il Predellino’, dove anche mi sono occupata di attualità politica e parlamentare.
Poiché sono aperta e curiosa, ho anche voluto provare altri tipi di giornalismo, così ho lavorato per Mediaset (tg5 e tg4) dove mi sono interessata di attualità, politica estera e cronaca politica.
Ho fatto un ingresso in RAI dove ho condotto in diretta per la testata radiofonica di Isoradio Rai una rubrica sulle vicende economiche e sindacali legate all’attualità.
Infine mi sono affacciata anche in una TV privata, 'Teletevere', gestendo uno spazio legato alla presentazione di libri.
Ho curato l’organizzazione e la comunicazione di eventi quali mostre e convegni come Responsabile di diversi Uffici Stampa, per ultima la mostra dell’artista internazionale Howtan Re.
Mi sono dedicata alle pubbliche relazioni per la Casa Editrice Bideri e per alcune società del settore.
A partire dal 2001 mi sono occupata della comunicazione politico-parlamentare come addetto stampa del gruppo parlamentare di Forza Italia presso la Camera dei Deputati
Ho esperienza del mondo delle imprese e dal 2012 al 2013 sono stata membro del consiglio di amministrazione di una società di energia.
Ho ricoperto l’incarico di Portavoce e Responsabile della comunicazione dell’on. Maurizio Lupi, Vice Presidente Pdl della Camera dei Deputati, ora ex ministro.
Sono impegnata nelle iniziative legate all’immagine del Montecitorio Running Club, associazione sportiva che raccoglie i parlamentari di tutti gli schieramenti politici che amano la corsa.
Oggi sono il Direttore Responsabile del Magazine Theenvoy.eu.
Dal 2018 sono Rappresentante di Interessi presso la Camera dei Deputati per il Terzo Settore e lo Sport.
Gestisco anche l'organizzazione e la comunicazione della mostra 'Un Secolo d'Azzurro' sulla storia della Nazionale di calcio, itinerante in tutta Italia




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